Orientarsi nelle crisi con l'MBTI: la mia esperienza

Si vocifera che i Venti siano gli anni del cambiamento più radicale, gli anni in cui si cresce, in cui ci si perde, ci si ritrova e ci si riperde nuovamente. Ma a volte, brancolando nel buio, si scoprono cose interessanti. Ecco come l'MBTI e il mondo delle personalità mi hanno aiutata a orientarmi durante la crisi.

Sono arrivata al quarto di secolo. Circa. In realtà ho 26 anni e vado per i 27. Ho il modo di fare di un bambino e la flemma di una vecchia e questo si riflette nel mio corpo da ragazzina e nel mio volto da signora, facendomi provare l'ebbrezza di vivere un prematuro "dietro liceo, davanti museo". La mia fisicità capita a fagiolo per spiegare visivamente quella sensazione della testa che continua a pensare, crescere, evolversi mentre in realtà il corpo rimane fermo. Perché tutti prima o poi si sentono così, io, tu e tanti altri, in particolare i miei fratelli millennials che arrancano in questo mondo veloce che non ha pietà per chi non corre forte come lui. Come diceva il buon Tiziano, il mondo va veloce e io sto indietro. Per questo vorrei mettere a disposizione una mia esperienza che mi ha aiutata non a superare, ma a comprendere meglio me stessa e questo periodo di crisi.




 Mi spiego meglio. In questi anni mi sono sentita e ogni tanto mi sento tuttora un’anima in pena: non so chi sono, non so con chi sono, mi faccio paura oramai, purtroppo. Ho passato molto tempo ad auto-analizzarmi e a cercare di tirare le fila della mia persona da ben prima dei 25, giusto per capire cosa volevo diventare e dove mi volevo avventurare. Il luogo in cui passavo più tempo era la mia testa e la strada che avevo battuto di più era quella percorsa a ritroso nei miei ricordi. Il risultato di tutto questo rimuginare era solo uno: mi sentivo, semplicemente, persa.

La metafora della città e l'incontro con l'MBTI


Guardarsi dentro è un po’ come vivere in una grande città. Sembra di conoscerla a fondo eppure c’è sempre qualcosa che sfugge, che non hai mai notato: un’insegna storta, qualche negozio che ieri era aperto e ora ha chiuso i battenti, un edificio che il mese scorso non esisteva e ora è in costruzione, insomma, all'improvviso non sei più tanto convinto di conoscerla bene come pensavi. 
Finisce che ti ritrovi in un quartiere mai visto prima e una volta arrivato lì...ti perdi, non sai che direzione prendere. Provi a tornare indietro, ma niente, non ne vieni a capo, sbagli anche a ripercorrere i tuoi passi. Finché non trovi una mappa. Una mappa può teletrasportarti a destinazione? No. Può evidenziarti la via da percorrere? No. Può solamente darti la chiave per risolvere il puzzle, ma sta a te interpretarla e utilizzarla al meglio per uscire dal labirinto. Ecco, la mappa della mia crisi è stata l'MBTI.



 In realtà quello con l'indicatore Meyers-Briggs è stato l'approccio iniziale, e, aggiungerei, casuale. Me ne stavo a cercare i motivi per cui mi sentivo così miserabile e, oplà.  Da lì mi si è aperto il mondo delle personalità, in cui mi sono addentrata step by step. 
Questo primo avvicinamento è avvenuto tramite il famoso test delle 16 personalità, che ho rifatto più volte perché mi diverte sempre (e che mi ha dato due o tre risultati diversi). È un ottimo modo per entrare a contatto con questo campo, semplice e veloce. È però, secondo la mia opinione da profana, un po' fuorviante, semplicemente perché, compilandolo noi stessi, finiamo per falsificare automaticamente il risultato (sì, lo so campione, tu sei il più onesto di tutti e non menti mai e questa regola per te non vale). 
In realtà è un discorso complesso, che va oltre il rispondere sinceramente alle domande, perché l'amara verità è che, molto semplicemente, noi non possiamo vederci da fuori. Quindi io posso essere convintissima che la risposta per me sia A, mentre mia madre, il mio fidanzato e la mia migliore amica mi urlerebbero all'unisono: "Tu? A? Ma da quando? Tu sei B". Capito il problema? Fatelo lo stesso, comunque, è gratuito e divertente. Sappiate che il risultato finale è probabilmente l'opposto di quello che siete. In più, i profili descritti sono un po' come l'oroscopo: ci rivediamo dentro anche se non c'azzeccano niente con noi.





Partendo da qui però, ci si avvia verso la complessità del sistema che pure io, dopo anni, non ho ancora compreso a fondo. Badate bene: io non sono assolutamente un'esperta di psicologia o discipline affini, sono solo una dilettante che prova a raccontare al meglio delle sue possibilità la propria esperienza. Lungi da me insegnare qualcosa di sbagliato. La mia speranza è solo che qualcun altro possa appoggiarsi all'identificazione della propria personalità come ho fatto io per cominciare a lavorare sulla propria identità e comprendere che, a volte, siamo pirla semplicemente perché lo siamo.


Le funzioni cognitive. Cosa sono?

Detto questo, se ci si interessa all'argomento si può passare allo step successivo, l'individuare e il riconoscere le funzioni cognitive (o funzioni psicologiche) dei tipi psicologici di Mr. Carl Jung. Non entrerò nel merito, ma, in parole povere, sono quelle che vanno a definire la nostra personalità: ragionamento / sentimento e intuizione / esperienza sensoriale. 
Queste si declinano verso il mondo esterno (estroverse) o verso il mondo interiore (introverse). Ognuno di noi le possiede tutte, ma l'ordine dalla più "utilizzata" alla meno sviluppata cambia. Inoltre, i due binomi sono declinati in maniera complementare: se il ragionamento è estroverso allora il sentimento sarà introverso, se l'uso dell'intuizione è introversa allora il rapporto con il mondo tangibile sarà processato in maniera estroversa. 
Claro? Probabilmente no, è normale. Ci sono moltissimi siti che spiegano meglio di me questi termini, che vanno considerati anche per il rapporto che intercorre tra di loro. Le varie combinazioni sono 16 e si scrivono con sigle che sembrano quelle dei supermercati.

Tipi psicologici dell'mbti


La prima lettera di ogni sigla è relativa alla funzione dominante, a seconda se essa sia estroversa o introversa. L'ultima (Perceiver o Judger) fa anch'essa riferimento alla funzione dominante: se essa è intuizione/sensazione allora sarà P, se è ragionamento/sentimento allora sarà J. Quindi: la prima è I (introversion) o E (extroversion), la seconda e la terza sono N (iNtuition) /S (sensing) e F (Feeling) / T (Thinking), l'ultima J o P. Ora, dico queste cose solo per completezza, troverete informazioni più esaustive e i vari significati su altri lidi. Il mio obiettivo è solo quello di descrivere la cosa a grandi linee, quel tanto da rendervi un po' più interessante e frizzicherello l'argomento.


Individuare il proprio tipo psicologico

E allora tutto questo preambolo a cosa è servito? Al fatto che, dopo anni di ricerche, sono riuscita a stabilire qual è il mio tipo psicologico. Anni? Sì, anni. Perché prima bisogna studiare, cercare di comprendere, poi bisogna lavorare su noi stessi e raccogliere feedback da chi ci conosce meglio e non ha paura di dirci la verità (e chi ha voglia di starci a sentire!). 
Solo allora si potrà cominciare a fare dei tentativi, tenendo conto dei dati raccolti. Oppure ci si può far tipare da qualcuno di esterno. Ci sono molti siti che offrono questo servizio, quelli che consiglierei sono tutti in lingua inglese però. A questo proposito, shoutout per Objective Personality, che seguo ormai da un bel po', che si occupano di ricercare un metodo, appunto, oggettivo per tipare le persone. Nel loro database non ci sono 16 tipi però, ce ne sono 512, e non sia mai che aumentino se si scopre qualcosa di nuovo. Vi lascio il link per il canale YT di Objective Personality se masticate l'inglese. Hanno anche il sito web.



Io, in particolare, sono una ENFP. Secondo gli stereotipi della community MBTI, l'ENFP è una farfalla, un unicorno sbrilluccicoso, un po' infantile e giramondo, che non riesce a sistemarsi. Ora, sebbene nell'infantilismo prolungato, ahimè, mi ci riconosca, la verità è ben altra. Ci sono 32 tipi di ENFP.

Cosa vuol dire quindi  essere un ENFP?

Che la mia funzione dominante è l' Extraverted iNtuition. Anche qui non entrerò nei dettagli delle mie funzioni, ne parlo più approfonditamente qui, voglio solo darvi l'idea dell'utilità di questa analisi. La funziona dominante è, come si può dedurre dal nome, la principale, il modo in cui noi ci interfacciamo con la realtà. L'ENFP vede inconsciamente il mondo come fosse uno schema fatto di collegamenti: letteralmente, intuisce e spesso capta ciò che altri non captano senza la necessità di ricorrere a un'elaborazione della faccenda, in poche parole, di stare lì a pensare. Figo no? Ma con grandi poteri...
Se infatti l'Ne è la funzione dominante, sull'altra faccia della medaglia abbiamo come funzione inferiore, l'Si: l'introverted sensing, il rielaborare internamente il mondo tangibile che sta fuori. In spiccioli, l'organizzazione. La disciplina. Il tallone d'Achille di metà degli 'ENFP. D'altro canto è quasi logico, no? Se la mia abilità innata è quella di indovinare e intuire, perché sforzarsi? Che senso ha imparare a scalare la montagna, se c'è il sentiero facile da percorrere che mi permette di arrivare in cima facendo meno fatica?



Per orientarsi bisogna quindi, prima di tutto, individuare il proprio TIPO

 Ed ecco lì, che i motivi dei miei successi e insuccessi si palesano insieme ai miei pregi. E questi sono solo UN pregio e UN difetto che ho individuato in me e che ora devo impegnarmi ad aggiustare. Ci sono altre cose che fanno arrabbiare gli altri di noi piccoli ENFP. Ve ne descrivo alcune qui.

Quella sigla di quattro lettere, non ti dice chi sei, ti fornisce gli strumenti per capire chi sei. Come la mappa quando ti perdi, ti mette davanti una serie di possibilità limitate, tra cui figura quella che ti condurrà fuori. Ma dovrai trovarla con le tue forze, dovrai camminare per la città sconosciuta da solo, dovrai passare nei bassifondi che ti fanno paura e magari sulla strada che devi percorrere troverai un ponte crollato o un animale feroce. Ma avrai una sicurezza: quella di avanzare, di avere uno scopo, di non esserti perso.



Non è una risposta divina, quindi. La sostanza è che questo percorso di scoperta di sé non ha eliminato i miei problemi e le mie paure, ma mi ha permesso di comprenderli. Mi ha chiarito il perché io abbia questi problemi e, nella maggior parte dei casi, da dove essi derivino. E cosa si fa quando si adocchia il guasto? Si tenta di aggiustarlo. E poi si aggiusta quello successivo. E quello successivo ancora. Mentre, nel frattempo, si vive. Vedete? Piano piano la matassa si dipana e si riporta un po' di ordine nel caos. Ora è solo questione di rimanere sulla strada giusta.




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